Presentata l'Esortazione Apostolica Dilexit Te di Papa Leone XIV

Presentata l'Esortazione Apostolica "Dilexi Te" di Papa Leone XIV

Presentata l'Esortazione Apostolica "Dilexi Te"  di Papa Leone XIV

Papa Leone XIV nel giorno di San Francesco, 4 ottobre, firma la sua prima Esortazione Apostolica intitolata “Dilexit te, sull’amore verso i poveri”. Nella conferenza stampa di presentazione sono intervenuti il Card. Michael Czerny S.J., Prefetto del Dicastero per il Servizio dello Sviluppo Umano Integrale, il Card. Konrad Krajewski, Prefetto del Dicastero per il Servizio della Carità, Fr. Frédéric-Marie Le Méhauté, Provinciale dei Frati Minori di Francia/Belgio e dottore in teologia, p.s. Clémence, Piccola Sorella di Gesù della Fraternità delle Tre Fontane. La presentazione di questo che rappresenta il primo testo del magistero del Romano Pontefice ha raccolto decine di giornalisti corrispondenti per svariati media internazionali e ha suscitato domande tra le più svariate, molte delle quali con la richiesta di un approfondimento sul tema scelto, e se questo tema rappresentasse un significativo segno di continuità con il magistero di Papa Francesco. I cardinali interventi in questa occasione, hanno desiderato rimarcare quanto le parole di un Papa, sono le parole della Chiesa nel suo completo e totale ascolto al Vangelo: i poveri sono parte centrale del testo evangelico, non un discorso politico, come più volte è stato ridotto l’impegno ecclesiale in tale contesto, ma sono essenzialmente un mettere in pratica le parole di Cristo e riproporre quanto egli stesso ha compito nel corso della sua vita. Il Card. Michael Czerny S.J afferma: “La povertà, un enorme problema sociale, è anche un tema teologico: attraverso i poveri, Dio parla alla Chiesa («Dilexi te, ti ho amato»[1]) la fede diventa reale nella misericordia e nel servizio che abbattono le barriere ed il popolo di Dio sperimenta la beatitudine dei «poveri in spirito»[2].  Ma chi sono i poveri? Talvolta crediamo che i poveri siano solo coloro che mancano del necessario, necessario che va compreso nel senso stretto del termine e che oggi, nella civiltà dove tutto sembra necessario, si è perso di vista il senso stretto di questa parola. Il Card. Konrad Krajewski, in un discorso portato a braccio alla conferenza stampa ha voluto ricordare che la centralità del vangelo sono i poveri raccontando quanto nella sua esperienza in prima linea come elemosiniere vede nel quotidiano. Il povero, ricordava, è colui che chiede non qualcosa di materiale, ma di essere riconosciuto come persona con una sua propria dignità. A questo si aggiungono gli aiuti, come la Santa Sede, si è molto spesa, nella creazione delle docce in Vaticano, nell’assistenza durante il Covid, nel dispensare medicinali e il necessario e di quanto non è sotto i riflettori. L’esperienza di p.s. Clémence, con le donne rom giunte dalla Romania, ha rivelato uno spaccato di fede vissuto nella povertà, talvolta dimenticato se non negato. La divisone tra tutti del poco a disposizione, l’affidamento a Dio di fronte ad un incendio che aveva distrutto le baracche dove vivevano senza uccidere nessuno, ha ricordato quanto i poveri non possono e non devono essere visti come un problema da risolvere, ma come fratelli e sorelle da accogliere. Questa è la comune esperienza che giunge anche dalle svariate testimonianze di chi ha vissuto la missione in America latina o nelle zone povere del mondo. La società del benessere spesso vede le persone povere come un problema anche da risolvere in modo pratico, talvolta azzardando soluzioni immediate senza mai considerare la persona. Il povero di oggi, e spesso la cronaca lo ricorda, non è colui che non ha avuto fortuna nella vita, ma spesso sono persone che hanno perso il lavoro, con la casa messa all’asta, persone che si sono ritrovate in povertà ma che non avevano mai vissuto in povertà, persone senza istruzione incapaci di stare al passo con una società che corre. Il povero non ha bisogno, come ha ricordato bene il Car. Krajewski, di elemosina ma di ascolto, perché molto spesso l’arroganza ci fa pensare di sapere quello di cui una persona ha bisogno assenza nemmeno ascoltare la sua storia e provare a comprenderla. P. Frédéric-Marie Le Méhauté riprendendo il testo dell’esortazione afferma: “Dobbiamo essere realisti: “Ci sentiamo più a nostro agio senza i poveri” (114). Essi sconvolgono le nostre abitudini, ci mettono di fronte a dei limiti umani che preferiamo ignorare. Il Papa ci invita a cambiare prospettiva. I poveri non sono soltanto un problema. Essi “sono una ‘questione di famiglia’, sono ‘dei nostri’ ” (104), “fratelli e sorelle da accogliere” (56) perché Dio stesso li sceglie per primo. “È a loro anzitutto che si rivolge la parola di speranza e di liberazione del Signore” (21). Questa scelta privilegiata di Dio può metterci a disagio. Preferiremmo un Dio imparziale. Certo, la salvezza è per tutti ma non ci giunge al di fuori di relazioni concrete (52). Laddove la nostra logica mondana si costruisce a partire dai forti e rifiuta chi non può parteciparvi, la logica di Dio parte dagli esclusi, dalla “pietra scartata” (Sal 117,22) per realizzare il suo Regno.”

E se tutte le riflessioni non bastano per capirne il significato, il Santo Padre pone come titolo “Dilexit Te”, che significa “Ti ho amato”, non ti ho fatto l’elemosina, dato un pezzo di pane, ma ti ho amato, perché per fare veramente qualcosa per l’altro da sé stessi, è necessario vivere a pieno il comandamento dell’amore “Ama il prossimo tuo come te stesso”. La base di tutta la carità deve essere solo l’amore.

Di Ugo Bogotto e Diletta D’Agostini

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