Segue l'Omelia di S.E. Mons. Fabio Dal Cin, della S.Messa Crismale del Giovadì Santo.
Omelia di S.E. Mons. Fabio Dal Cin
Il contesto di questa liturgia crismale è la gioia. Gioia richiamata fortemente dall’elemento dell’olio, olio di letizia. Gioia proclamata dalla divina parola.
Il signore viene in questo rito per annunciarci e donarci un anno di grazia, un anno Santo, un anno Giubilare.
E questa è la Messa crismale dell’anno giubilare. L’anno scorso non abbiamo potuto celebrarla insieme, e forse, anche per questo, avvertiamo maggiormente il tono della gioia, anche se siamo segnati da difficoltà e fatiche.
Ma la gioia che il Signore ci porta è profonda e nulla può scalfirla.
Il profeta Isaia nella prima lettura ci ha detto che “la nostra Gioia è il Signore che viene a medicare i cuori spezzati, a cambiare l’abbattimento degli umili in canti di gioia.”
Oggi ci fa bene come popolo di Dio e come sacerdoti chiederci: Che cos’è che ci dà gioia? Che cos’è che mi dà gioia?
C’è gioia nel nostro cuore, c’è gioia per ringraziare il Signore? C’è il desiderio di chiedere che sia il Signore a farci contenti?
Il segno sacramentale di questa nostra assemblea liturgica ci dice che la vera gioia nasce dall’unità. È lo Spirito del Signore che ci tiene nelle sue mani. Come tiene il suo corpo, uniti per la stessa missione. La vera gioia viene da questa comunione sacramentale che ci regala Gesù Cristo unico nostro Signore. Ed è unione nello Spirito e unione anche nella Sposa, che è la Chiesa, una, santa, cattolica e apostolica. Da questa gioia fioriscono tutte le nostre capacità cristiane, anche la nostra dedizione di essere sacerdoti.
Viviamo quest’ora di grazia nell’anno giubilare.
Anno Giubilare che rimane per ciascuno di noi – anche se limitato nelle sue manifestazioni esteriori – rimane soprattutto per noi presbiteri, un richiamo con i suoi segni:
· Il pellegrinaggio – nel suo valore spirituale – ci esorta a camminare insieme nella gioia, perché solo insieme si costruisce l’opera di Dio che è la Chiesa;
· Attraversare la porta santa ci richiama la gioiosa possibilità di attraversare le nostre ombre per entrare e rimanere nella gioia di Cristo;
· Il sacramento della Confessione, che riabilita e purifica la nostra coscienza per aver saputo chiedere perdono a Dio, ai fratelli, e anche ai confratelli, ci regala la vera gioia;
· La dedizione nel servire, che passa attraverso tante cose che noi programmiamo, ma di più da quelle che ci interpellano fuori programma, ci dà la gioia profonda di arrivare anche alla sera stanchi, ma contenti di aver faticato, non vivacchiato per il Regno di Dio.
È la gioia profonda che è frutto di un amore concreto che si fa servizio, e sempre vigilando su noi stessi per non servirci mai del compito assegnato.
E insieme a questa gioia ci sono tante altre piccole gioie che fanno parte della nostra vita quotidiana di fedeli e sacerdoti: anche di questo noi oggi ringraziamo il Signore.
Un cuore sacerdotale è forte:
· quando gioisce, ad esempio, per una relazione riallacciata;
· quando sa gioire nel trovare chi si prende cura gratuitamente della comunità, della liturgia, della catechesi, pilastri della nostra missione;
· Un cuore sacerdotale è forte se prova felicità per il ritorno di un figlio/a prodigo/a che aspettava pazientemente al confessionale;
· Un cuore sacerdotale è forte quando trova segni di quella Pasqua di Cristo in ogni persona che accoglie la propria croce e la porta con speranza;
· Un cuore sacerdotale è forte quando gusta la compagnia e la comunione con gli altri e soprattutto con i confratelli.
· Un cuore sacerdotale è incoraggiato nella propria missione quando si sente portato e avverte attorno a sé tante persone umili e semplici che fanno parte del popolo santo di Dio, che pregano per noi che offrono anche le loro sofferenze e i loro disagi per la nostra missione. E sono tanti.
Io penso che in questo momento tutti noi sacerdoti ravvivando il dono dell’ordinazione sacerdotale, forse in ciascuno di noi, c’è il ricordo di tanti volti di tante persone che il Signore ha messo sulla nostra strada, perché ci aiutassero a dire di “SI”, non solo il giorno dell’ordinazione, ma in tutti questi giorni, in tutti i giorni che il Signore ci dona. Per tutte queste persone, noi diciamo grazie oggi al Signore e il nostro grazie raggiunge anche il cielo.
Cari confratelli sacerdoti, non dimentichiamolo mai: la gioia del Signore è la nostra forza ed è il migliore antidoto contro ogni pericolosa solitudine e mancanza di speranza.
Chiediamo in questa Eucaristia, gli uni per gli altri, il dono della gioia e con essa le sue necessarie condizioni: l’umiltà e la forza.
Fiorisce, quasi spontanea dal nostro cuore, allora la preghiera:
Regalaci o Signore in questo Giovedì Santo Giubilare queste tre grazie: la gioia, l’umiltà e la forza. Regalale Signore a noi sacerdoti e a tutto il tuo popolo.
Per ricevere la letizia spirituale che viene dallo Spirito, chiediamo a Maria che ci insegni come è realmente possibile che il più grande sia il più piccolo.
Per ricevere la grazia dell’Umiltà chiediamo a Maria che si è fatta serva, che ha vissuto sempre nascosta, mai in vetrina, che ci insegni a cantare la gioia del Magnificat, nel servizio umile e nell’incontro fraterno.
Per ricevere la grazia della forza, chiediamo alla Vergine di tenere insieme la gioia spirituale e la nostra piccolezza e di non disperderle mai.
Cari confratelli, per intercessione di San Giuseppe nostro patrono, chiediamo insieme oggi che il nostro cuore non si disperda mai, né per la superbia, né per la divisione, ma che davvero sappiamo ogni giorno sostenerci a vicenda.
Perché se saremo uniti, ci crederanno, e la gioia del Signore sarà sempre la nostra forza.